Green Book
Film, 130′ – 2018
1962, New York. Tony Lip è un buttafuori italoamericano di un famoso nightclub, che viene momentaneamente chiuso per ristrutturazioni. Don Shirley è un pianista afroamericano di fama internazionale che cerca un autista che lo accompagni lungo la sua sua tournée nel sud degli Stati Uniti. “Green Book” è la rivista sulla quale sono riportati gli alberghi in cui il musicista potrà dormire: la segregazione razziale, infatti, gli impedisce di scegliere liberamente dove soggiornare. Così, Tony decide di accettare l’offerta di lavoro, a condizione di ricevere la seconda parte del compenso solo a tournée conclusa e con tutti i concerti eseguiti.
Il viaggio diventa un modo per conoscere i due personaggi: ben presto nasce un rapporto di amicizia, basato su un profondo rispetto e sulla protezione reciproca; dove non arriva la grossolanità di Tony interviene Don e dove si verificano le ingiustizie razziali subite dal musicista è il buttafuori ad arrivare per riportare ordine e correttezza.
Nel film Don Shirley spiega come possa sentirsi inadeguato nel suo ruolo: da una parte è allontanato dai bianchi che non lo ritengono loro pari a causa del colore della sua pelle; dall’altra la comunità afroamericana non lo riconosce come uno di loro perché la sua musica non fa parte della loro tradizione.
PERCHÉ L’INGIUSTIZIA NON È MAI LECITA.
In diverse scene si vede mettere in atto delle ingiustizie, volte a sminuire la figura di Don. In tutte queste la fortunata presenza di Tony permette al musicista di proseguire nel suo viaggio, nonostante nessuno violi alcuna legge o regola. Lo spettatore è portato dalla parte dei protagonisti: non esiste violenza o discriminazione che possa essere giustificata.