Empatia_Glossario

04. EMPATIA

COS’È L’EMPATIA

Ogni giorno ci svegliamo pensando alla miriade di cose da fare, alle persone che incontreremo e ai problemi quotidiani che dovremo affrontare. La nostra vita si focalizza sulle nostre esigenze e sui nostri pensieri, senza considerare che nello stesso tempo le persone attorno a noi stanno a loro volta provando piacere, dolore, desiderio, tristezza, ecc, e senza che ne veniamo minimamente toccati. Ci stiamo abituando alla frenesia della nostra quotidianità, fatta di scadenze, di rapidi momenti e impercettibili sensazioni che non coinvolgono nessun altro se non noi stessi. Le connessioni tra le persone sono sempre più labili e fragili e questo sta rendendo sempre più sterili le conversazioni e i legami che riusciamo a formare. Non riusciamo più a provare quella sensazione che gli psicologi chiamano “empatia”, da “en” = “dentro” e “pathos” = “sentimento” e che è ciò che ribalta questa tendenza all’individualismo e alla disattenzione per ciò che è al di fuori di noi. 

L’EMPATIA OGGI

Il significato del termine, in realtà, ha subito mutevoli cambiamenti nel corso del tempo e, se una volta, essere empatici significava necessariamente mettersi nei panni di chi è diverso da noi, ora assume sfumature molto più intense. Chi è empatico non prova per forza quelle sensazioni e quei sentimenti propri di chi vive una determinata condizione, ma li vede, li elabora e fa di quell’ osservazione la base per riconoscere che anche esperienze e idee diverse dalle nostra possono essere lecite e comprensibili, anche se non forzatamente identiche a quelle che porterebbero noi a compiere determinate azioni o ad avere determinati pensieri in risposta a quello che abbiamo davanti e a quello che dobbiamo affrontare. Insomma, provare empatia non significa ridere o piangere se chi è davanti a noi lo sta facendo, ma comprendere il perché prova quelle determinate emozioni che lo fanno rallegrare o intristire. La parola chiave dovrebbe quindi essere “comprensione”, dove per tale dovremmo intendere l’ avvicinarci tra di noi pur mantenendo un’ipotetica distanza, il che non significa essere lontani, ma essere vicini guardando dall’esterno chi è al di fuori di noi.

Se ci fermassimo un attimo, con calma, e osservassimo con umiltà ciò che abbiamo attorno, potremmo arricchirci di qualcosa di profondo e inestimabile: gli altri. 

I NEURONI SPECCHIO

Tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, un gruppo di studiosi parmigiani ha scoperto quelli che oggi in neuroscienza vengono definiti “neuroni specchio”. In pratica, queste cellule altamente specializzate permettono di replicare dei comportamenti e percepire sensazioni che osserviamo senza averne mai fatto esperienza. Questo è molto importante perché crea una forte connessione e interdipendenza tra le persone e il mondo che le circonda, preparandole, anche senza esserne coscienti, all’attenzione verso l’altro. I neuroni specchio, sembrerebbe, sono diventati parte del nostro corredo genetico. La predisposizione all’osservazione di ciò che abbiamo attorno è stata un fattore dominante nella selezione naturale e nell’evoluzione dell’essere umano. La nostra inclinazione, quindi, come ci spiega la scienza, ci porterebbe naturalmente verso l’ascolto e questo viene tutt’oggi studiato come essenziale per la formazione di una coscienza collettiva. L’intelligenza emotiva, o empatia, è dimostrato essere alla base della risoluzione di problemi che interessano la società, perché dove l’essere umano è pronto ad ascoltare l’altro, più semplice sarà trovare la risposta di un’esigenza condivisa. Porsi nella condizione di essere attenti alle altrui esigenze ci permette di osservare l’altro come dovremmo, con comprensione ma con distacco. Questo, sebbene all’apparenza sembri essere lontano dall’obiettivo di avvicinarci a chi è diverso da noi, ci aiuta a essere obiettivi e a cercare modi concreti per capire e risolvere problemi che possono presentarsi al nostro prossimo. Essere totalmente coinvolti potrebbe non renderci sufficientemente oggettivi nel valutare le situazioni a cui andiamo incontro.

LE DISTRAZIONI

E allora perché ci troviamo invece in un mondo sempre più egoista dove l’ascolto dell’altro è sempre meno attento e sempre più distratto? Abbiamo perso la nostra naturale tendenza verso chi è diverso da noi?

Oggi, sempre più spesso, viviamo in un contesto che ci impedisce di essere empatici con gli altri, probabilmente perché non siamo in grado di lasciare da parte quelle reputiamo essere delle necessità quando invece sono desideri effimeri. Non siamo più abituati a impegnarci a un ascolto sincero e privo di giudizi verso l’altro. Nella migliore delle ipotesi siamo in grado di concentrarci sulle esigenze di qualcun altro solo se questo esprime un parere che sia il più vicino possibile al nostro. Eppure, non dovremmo dimenticarci della nostra naturale predisposizione. 

L’EMPATIA SI PUO’ ALLENARE

La buona notizia è che l’empatia è allenabile: con costanza e impegno possiamo tornare a dedicare il nostro interesse sincero a chi è diverso da noi. Il primo passo è riappropriarci del valore del silenzio, il nostro, prima di essere veramente pronti a un ascolto reale. Concentrarsi su ciò che è veramente importante per noi ci predisporrà a voler essere veramente partecipi di quanto ci vorrà comunicare chi si trova di fronte a noi. Empatia non significa essere necessariamente d’accordo con il pensiero altrui, ma significa cercare di capire senza giudicare il sentire e le azioni di chi è altro da noi. Porsi in maniera umile, mettendo da parte i privilegi che per nascita ci sono stati concessi, è fondamentale per uscire dalla nostra zona di confort, fatta troppo spesso di finte priorità dettate dalla società che ci circonda.

ACCETTARE IL PARERE ALTRUI

Non stiamo ovviamente dicendo di non avere una propria opinione, ma di accettare senza giudizio che ce ne possono essere molte altre, fatte di sfumature, di grigi di diverse gradazioni, che sono determinati dal vissuto personale che ognuno possiede. Le idee, gli ideali, le cose importanti, sono per tutti unici e insostituibili e provare a capire che cosa ha dato loro vita significa fare un passo enorme verso un mondo più altruista.

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