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00. EMPATIA

PERCHÉ L’EMPATIA

Mi piace definire l’empatia come la sensibilità, l’approccio o lo stato mentale che permette alle persone di riconoscere (se possibile) e di rispettare le emozioni, proprie e altrui.
Riconoscere e rispettare. Sicuramente più facile a dirsi che a farsi.
L’empatia è lo strumento fondamentale per onorare se stessi e avere un’interazione autentica e costruttiva con il prossimo. Comprendere il notevole potenziale di una vita empatica è un cammino molto interessante. Proviamo a partire dal principio.

LE EMOZIONI SONO SEMPRE LEGITTIME

Tutti ci emozioniamo e nessuno ha il potere di decidere quali emozioni provare. Anche impegnandosi a creare le condizioni favorevoli per vivere gioia e serenità, rifuggendo ciò che porta paura, rabbia e sconforto, nel quotidiano ognuno di noi vive una vasta gamma di emozioni, piacevoli e non. Reprimerle o ignorarle porta spesso conseguenze poco ambite. 
Le emozioni sono sacre e hanno valore indipendentemente se ai nostri occhi appaiono consone o meno. Non possiamo decidere cosa provare, quindi, le emozioni, nostre e altrui, sono sempre legittime.
Siamo animali sociali ed è istintivo avere delle opinioni riguardo ciò che ci circonda, ma il nostro parere è ininfluente riguardo il valore insito nelle emozioni. Nessuno può arrogarsi il diritto di discernere quali siano le emozioni che lui stesso o un altro dovrebbe provare in una determinata circostanza. Non esistono emozioni giuste o sbagliate, ma sono le azioni che ne scaturiscono a poter essere considerate lecite o meno.  

RICONOSCERE LE EMOZIONI CON L’ASCOLTO ATTIVO

Quando, parlando, ci confrontiamo con qualcuno inconsciamente il nostro obiettivo è quello di convincere e allineare l’interlocutore con il nostro punto di vista. Questo distoglie la nostra attenzione da un risultato ben più realistico e auspicabilmente: creare un dialogo che arricchisca tutti gli attori coinvolti.
Questo meccanismo vale anche per le emozioni: quando ci interfacciamo con le persone troppo spesso applichiamo il nostro punto di vista alla circostanza e pensiamo che il nostro interlocutore dovrebbe provare le emozioni che noi riteniamo consone alla situazione. Applichiamo dunque il nostro giudizio sminuendo i sentimenti che non reputiamo idonei (basti pensare a quante volte abbiamo pensato o apostrofato la controparte con frasi del tipo “Te la stai prendendo troppo!”, “Cosa avrai poi da ridere?” ecc.).
Fortunatamente per prestare davvero attenzione e cercare di riconoscere le emozioni altrui, proprio quando il nostro punto di vista vuole imporsi, possiamo ricorrere alla pratica dell’ascolto attivo. Quest’ultimo ha alla base un sincero desiderio di comprendere lo stato emotivo in cui si trova l’altro e ciò è possibile solo mettendo momentaneamente da parte il proprio ego e il proprio vissuto in un approccio non giudicante.
Ascoltare l’altro per cogliere tutti quei segnali (propri della comunicazione verbale e non) che ci aiutano a formulare un’immagine più o meno dettagliata di come l’interlocutore si sente in quel preciso momento. Così facendo saremo agevolati per la costruzione di una comunicazione efficace e autentica, ci sentiremo più vicini al nostro interlocutore e comprenderemo meglio il suo punto di vista.
Quando questa tipologia di ascolto non è percorribile (ad esempio non possiamo comunicare direttamente con la persona interessata, il tempo a nostra disposizione non è sufficiente, non riusciamo a interpretare i segnali della persona con la quale ci stiamo interfacciando, ecc) è salvifico riconoscere la nostra impossibilità di ascolto efficace e, quindi, il limite della situazione. Questo non ci autorizza a trarre conclusioni sommarie, ma ci richiede uno sforzo ulteriore: rispettare anche ciò che non possiamo riconoscere.  
   

RISPETTARE È ACCETTARE E ACCOGLIERE

Per rispettare le emozioni altrui occorre proprio constatare Avere empatia va al di là della compassione.
Questo non significa abbandonare i propri valori e accettare incondizionatamente quelli altrui, ma mettersi all’occorrenza nella condizione di avvicinarsi alla persona con la quale vogliamo avere un dialogo o relazione costruttiva. Non nascondersi dietro facili e sterili critiche per rafforzare le nostre convinzioni perdendo l’occasione di ampliare la nostra prospettiva, arricchendoci con nuovi spunti e nuove angolazioni.

IL POTENZIALE DELL’EMPATIA

L’empatia è la chiave per accettare e superare i limiti del nostro punto di vista: accettare la soggettività della nostra personale esperienza del mondo per abbracciare emozioni altrui e avere uno strumento importante per provare a contestualizzare sentimenti e comportamenti che non ci appartengono. Fondamentale è impedire al nostro giudizio di prevaricare le persone con le quali entriamo in contatto: il nostro bisogno di “avere ragione” troppo spesso alimenta la nostra incapacità di predisporre le basi per una sana relazione con il prossimo. 
Per capire noi stessi confrontarsi con gli altri è fondamentale e uno stato mentale empatico permette di avere uno sguardo non egoriferito, ma predisposto ad accogliere l’altro.
L’empatia è lo strumento cardine per ampliare la nostra visuale permettendo il superamento di un orizzonte egocentrato.
Ognuno fa sempre del proprio meglio, noi inclusi: nel momento in cui accogliamo la fallibilità del nostro prossimo, impareremo ad essere più clementi anche nei confronti della nostra. L’empatia ci sostiene nell’imparare ad accogliere gli altri per accettare infine anche noi stessi.

L’EMPATIA È UNA QUALITÀ ALLENABILE

Saper comprendere lo stato emotivo dell’altro è considerato da molti una dote innata. Se da un lato alcune persone grazie al loro vissuto sono inconsciamente predisposte ad un ascolto empatico, dall’altro per altre non è un atteggiamento naturale, istintivo. In ogni caso, l’empatia può essere allenata e questo costituisce allo stesso tempo un’importante responsabilità e una grande occasione sociale e relazionale.
Occorre quindi nutrirsi e circondarsi di esempi d’empatia, per alimentare la propria predisposizione o la costruzione di nuovi sani automatismi.

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